IBAN e conti Europei: nell’area SEPA, tutti gli IBAN sono uguali

Mettiamo che tu voglia cogliere un’opportunità di lavoro in Spagna e, per farti accreditare lo stipendio dall’azienda spagnola, presenti il tuo conto con IBAN italiano, o anche lituano, greco, o tedesco. Insomma, un conto di un Paese Europeo.

Bene, a quel punto, che succede? Nulla.

All’interno dell’area SEPA, infatti, tutti gli IBAN sono uguali e nessun IBAN può essere discriminato grazie al regolamento Europeo SEPA 260/2012.

Ma partiamo dalle basi: che cos’è un IBAN?

L’IBAN (International Bank Account Number) è il codice che di solito fornisci alle persone in modo che ti possano inviare del denaro, sia come addebiti diretti regolari sia come bonifici una tantum.

L’IBAN (International Bank Account Number) è una combinazione unica che può arrivare a 34 lettere e numeri (in Norvegia è ad esempio composta da 15 caratteri mentre in Italia da 27), che identifica il tuo conto bancario e inizia sempre con un codice di 2 cifre che si riferisce al Paese in cui il conto ha sede.

E l’area SEPA, me la spieghi meglio?

L’area SEPA è l’area unica dei pagamenti in euro (Single Euro Payments Area), ovvero un’area in cui tutti i soggetti - dai singoli alle aziende - possono pagare facilmente verso un altro conto, grazie a standard comuni.

In pratica, non c’è alcuna differenza se invii denaro da un conto italiano a un altro conto italiano, o da un conto sloveno a uno italiano. E ciò vale anche se vuoi domiciliare una bolletta italiana sul conto di un altro Paese.

Gli Stati che fanno parte dell’area SEPA sono 36, tra cui i paesi membri dell’UE (che adottano l’euro e non) e alcuni Paesi che non sono parte dell’Unione; in questi Stati, i pagamenti sono standardizzati: sia gli SCT (SEPA Credit Transfer), equivalenti ai classici bonifici nazionali, sia gli SDD (SEPA Direct Debit), cioè gli addebiti diretti, o domiciliazioni bancarie, per i pagamenti ripetitivi come, ad esempio, le bollette.

Una bella comodità se vuoi usufruire di beni e servizi anche dall’estero o se ti trasferisci temporaneamente in un altro Stato, visto che non hai bisogno di aprire un nuovo conto in loco.

Ho sentito che nei vari Paesi sono però preferiti, o addirittura necessari, gli IBAN locali. È vero?

Dunque, hai accettato l’opportunità lavorativa nell’azienda spagnola e adesso vuoi dare il numero del tuo conto italiano al nuovo datore di lavoro per accreditare lo stipendio, tuttavia lui si rifiuta di accettare un IBAN che non inizia con “ES”. È suo diritto chiederti di aprire un conto in un paese specifico?

Se un'azienda con sede al di fuori del paese in cui hai aperto il conto rifiuta le tue coordinate bancarie, devi sapere che sta facendo una cosa illegale. Discriminare un IBAN, infatti, vìola l'articolo 9 del regolamento SEPA, che vieta il diverso trattamento degli IBAN quando sono raggiungibili tramite il circuito SEPA. In Italia l’AGCM ha imposto negli anni pesanti sanzioni a società ed enti pubblici per questo motivo, così come anche in altri paesi dell’Unione Europea le rispettive autorità si sono mosse per fare in modo che questa legge venga rispettata.

Purtroppo, però, ci sono ancora alcune aziende che negano i pagamenti dall’estero (rischiando pesanti sanzioni). D’altronde è facilissimo identificare un IBAN estero, come abbiamo visto, grazie ai primi due caratteri del codice che lo identifica.

Il motivo dietro al rifiuto di queste operazioni non è tanto la convenienza economica ma sta, più che altro, in problemi tecnici e amministrativi. Molte aziende, infatti, non hanno adeguato del tutto i loro sistemi informatici interni all’armonizzazione dettata dalla SEPA, nonostante siano passati diversi anni da quando è entrata in vigore “l’uguaglianza degli IBAN”. Inoltre, alcuni soggetti, per mancata informazione, sono inutilmente preoccupati di incorrere in complicazioni burocratiche e costi aggiuntivi.

Questo processo di normalizzazione dell’uso di IBAN non locali, nonostante ci siano ancora aziende restie, è stato accelerato da alcune banche, in particolare quelle innovative. Si tratta di infrastrutture bancarie con cui si può aprire un conto online e che spesso hanno una licenza bancaria in Stati Europei diversi da quelli di residenza dei loro clienti. La loro presenza e i loro sforzi hanno dato, e stanno dando, una bella spinta al completamento pratico dell’accettazione degli IBAN.

Che cosa posso fare se un’azienda in Europa non accetta il mio IBAN?

Se il tuo IBAN viene discriminato ingiustamente (ad esempio se un esercente blocca un addebito diretto o una banca non ti consente di effettuare un pagamento), ci sono alcune cose che puoi fare:

  • Puoi contattare l’azienda che si rifiuta di completare il trasferimento informandola che sta violando l'articolo 9 del regolamento SEPA;
  • Puoi inviare un reclamo formale per iscritto, se l’azienda ignora la tua prima comunicazione;
  • Se anche il reclamo formale viene ignorato, puoi metterti in contatto con l'organismo di regolamentazione competente, o l'autorità competente del tuo Paese (per l’Italia si tratta dell’AGCM), fornendo dettagli personali, nome dell'azienda che non ha accettato il tuo IBAN, una breve descrizione del caso specifico e magari anche uno screenshot del rifiuto o altri documenti rilevanti;
  • In qualsiasi caso, puoi segnalare la situazione alla tua banca che sarà la prima ad attivarsi e a supportarti.

Altri due consigli:

  • Se il tuo IBAN viene rifiutato da operatori di telefonia, internet o pay tv, puoi inviare un reclamo a ConciliaWeb, la piattaforma dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
  • In qualsiasi caso di discriminazione dell’IBAN puoi fare anche segnalazione tramite la piattaforma Accept my IBAN . Si tratta di un’iniziativa di varie fintech innovative che rende semplice e veloce dichiarare il proprio caso in modo anonimo. I dati raccolti dal sito vengono poi inviati alle autorità dei singoli Paesi (per l’Italia si tratta delll’Antitrust) e alla Commissione Europea.

Per quanto riguarda le dichiarazioni, devo dichiarare il mio conto estero e pagare l’imposta di bollo?

Se hai un conto estero e risiedi in Italia, ci sono alcune accortezze da prendere, ma non temere, è semplicissimo:

Hai una giacenza media annua inferiore a 5000€? In questo caso non sei tenuto a dichiarare il conto corrente estero.

La tua giacenza media annua è pari o superiore a 5000€? Allora dovrai provvedere autonomamente alla dichiarazione tramite il quadro RW del modulo di dichiarazione dei redditi. Inoltre, al superamento di tale soglia, verrà applicato il pagamento dell'IVAFE, che sui conti esteri è pari a un importo fisso di 34,20€.

E se il saldo supera i 15.000€? Se il valore massimo sul tuo conto supera i 15.000€ anche per un solo giorno dell’anno, dovrai compilare la sezione RW del modello di dichiarazione dei redditi ai fini del monitoraggio fiscale previsto dalla legge n.186/2014, oltre a versare l’IVAFE.

Come vedi, i legislatori hanno pensato a tutto e i casi sono ben definiti. Chiaramente, se hai bisogno di informazioni più specifiche rivolgersi a un consulente fiscale, che saprà aiutarti considerando il tuo singolo caso, è sempre la scelta migliore.

Oval non fornisce consulenza finanziaria né fiscale.


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